LI PRENDI POI TE

LI PRENDI POI TE

                                                                                         Testo: Stefano Nadalini                                                                                                     Chitarra: Alberto Gruppioni

Non piangerò mai se il prosciutto non prendo,

se vinco l’osso, o su per giù . . .

Ma piango quei due che van come dei razzi,

che dopo il via, già non vedo più . . .

Acchiappalo tu questo Alberto Bonvento,

acchiappalo tu questo Diani Lorenzo,

non guardare me,

li prendi poi te,

quando han bevuto il te’.

Ragazzi, potremmo allenarci cent’anni,

non li acchiapperai, mai e poi mai.

Li vedo allenarsi in pista all’Arcoveggio:

quando passano, fan le sfiammarate . . .

Acchiappalo tu questo Alberto Bonvento,

acchiappalo tu questo Diani Lorenzo,

non guardare me,

li prendi poi te,

quando han bevuto il te’.

Mezza della Befana

6 gennaio 2016 – Crevalcore

Di Lorenzo Diani

Prima gara dell’anno, si apre il campionato del Pontelungo e anche il Trofeo Bentivogli.
Pioggia, un botto di pioggia, che per fortuna cala. Peccato, io volevo andare forte. E il fango negli sterrati lungo il percorso non aiuterà…
23603584533_134ada1baf_kPartiamo allegri dalla pista, bella cornice e tanti amici.

Sono nel gruppo davanti e “passeggiamo” a 3.40, poi si scaldano i motori e il ritmo aumenta. Siamo in 6, con Hussein, Ercoli della Gabbi e altri 3 ragazzi africani, quando arriviamo a 3.30 mi sento ancora bene, sono in scia, concentrato, e sto attento a dove metto i piedi…
Poi il ritmo sale ancora e so che non lo posso tenere per tutta la gara, allora saluto la compagnia… e inizio la mia corsa solitaria.
Cerco di stare concentrato e di correre sciolto a 3.40, ma non è facile, non mi è mai piaciuto correre da solo. Per fortuna ci sono i maratoneti da sorpassare, con ognuno ci si scambia un saluto e un incoraggiamento… e la fatica passa meglio.
12417805_10208435246868914_86420748181421747_nAll’11° km mi raggiunge il settimo uomo, finalmente. Scambiamo due battute e iniziamo a darci il cambio. Al 14° mentre sono davanti io, sulla salita del cavalcavia ho la pessima idea di prendere uno squeezy. Mi si impasta la bocca e mi manca l’aria, finché non raggiungo il ristoro del 15° km non riesco a riprendermi. 

Mentre affronto questa piccola crisi, il tipo pensa bene di accelerare e andarmi via, così mi prende 100 m.
Mors tua, vita mea, avrà pensato.
Ma non è un gran bel gesto.

Lo punto e cerco di andare a prenderlo.
È dura, sono di nuovo solo e lui va forte, ma non posso e non voglio farlo scappare. 
Dopo 4 km di lotta, lo raggiungo al 19° e mi dice “Ci sei?”… come se mi avesse aspettato.
Certo che ci sono.
Sto in scia un km per prendere fiato e poi gli do’ il cambio all’ultimo km. 
Ora non si fanno più prigionieri.
Passiamo per il centro storico, do’ il 5 ad Alessio Guidi che tira il gruppo delle 3.30 alla maratona, poi via per gli ultimi due rettilinei … e finalmente si entra in pista sotto l’arco di arrivo.
Sono da solo, ultimo mille a 3.20.

1.17.49
6° assoluto
1° di categoria
E l’altro mi segue di 3″ ed è il secondo degli M40.
Mors tua, vita mea.

 

C’era una volta una canotta

Di Andrea Pezzino
Sono passati otto anni da quella festa sociale, ove timidamente mi iscrissi su incoraggiamento di un amico veterano.
Non conoscevo nulla di questo ambiente.                Giuro, ignoravo     completamente l’esistenza di persone che avessero così tanta voglia di svegliarsi all’alba, alla ricerca di fatica e sofferenza da condividere.  E con qualsiasi condizione climatica poi! Non c’è dubbio, allora avrei sicuramente pensato:- Ma quelli sono dei pazzi!!! –                                                       Sì, è proprio da allora che ho cominciato a nutrirmi di questo mondo “di pazzi”, fatto di ambizioni, sudore, speranze, adrenalina. Ma anche di dolori, frustrazioni, delusioni, ampiamente cancellaticanotta ogni volta da altrettante gratificazioni,  piccoli momenti di gloria, che mi hanno spronato ad andare avanti e a crederci, sempre di più.       Oggi, dopo otto anni, mi ritrovo di nuovo qui, alla festa sociale, pronto a finire e a iniziare un altro anno podistico, un’altra avventura, indossando orgogliosamente questa canotta “vintage” trentennale, ritrovata tra le rimanenze nei polverosi armadi della nostra sede.    Si narra fosse indossata da mostri sacri del podismo d’altri tempi, atleti che difficilmente oggi sarebbero eguagliabili in fatto di prestazioni, figuriamoci da me poi. Ma questa canotta è troppo bella per non averla! La custodirò gelosamente come ricordo simbolico di questo cambio generazionale e di consegne, tra i precedenti illustri consiglieri che hanno fatto la storia della Pontelungo e i nuovi, di cui oggi faccio orgogliosamente, quanto inaspettatamente, parte.
FORZA PONTELUNGO!!!