Patrizio e i suoi amici
Di Patrizio Chieregato
Sabato 14 febbraio, vigilia della Giulietta & Romeo, ore 12.00 mi scoppia un raffreddore terribile. Di positivo c’è che posso essere
esentato dagli obblighi coniugali prima di una gara, negativo che
domani ho la gara.
Provvedo subito a prendere una medicina sperando che i passi.
Alla sera vado a dormire ma ad ogni ora mi sveglio per il fastidio al naso. Le previsioni danno acqua a catinelle. Alle 06.00 mi alzo, più stanco che mai e come farebbe qualsiasi runner ( incosciente ) decido di partire. La preoccupazione non è tanto prendere una
bronchite ma per le insolenze di mia moglie se torno a casa malato.
Pronto al nastro di partenza, mi sento un po’ debilitato e più agitato del solito perchè sono con due amici più giovani di me che ho sempre battuto ma questa volta vedo nei loro occhi l’occasione di prendersi la rivincita.
Decido la strategia, loro hanno un PB di 1:38 /1:39, abbondantemente più alto del mio in stato di forma Decido di correre a 10 / 15 secondi più lento del mio passo mezza maratona in modo da chiudere a 1:37. Chi non corre non lo sa, ma la corsa è magica, ti rende più forte dentro e ti dà la carica anche quando non sei in forma. Basta partire, poi è tutto automatico.
Arena di Verona, finish line, obbiettivo raggiunto, 4:33 a km e qualcuno lassù ha pensato bene di non far piovere.
Ritorno a casa, il commento di mia moglie, prima di chiedermi come stò o come è andata, “il pacco gara è veramente misero”.
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Di Raffaele Iorio
Al palasport ci arrivo presto, alle otto circa. La gara è alle 10 ma come sempre sono preso dal chiodo fisso “migliorare il mio personale” oramai è diventato il mio mantra. Nel frattempo al palazzetto mi raggiunge Ettore, ci scambiamo qualche impressione, qualche consiglio ed effettivamente un po’ di tensione si avverte. Intorno alle 9.15 iniziamo a riscaldarci, alle 9.45 entriamo nella griglia e alle 10partiamo.
Già dai primi km mi accorgo che la gara non è veloce tutt’altro, io ed Ettore corriamo fianco a fianco con un ritmo di 3.55 al km e va bene così, ci diciamo, ma al 7° km ecco il mio problemino che si
rinnova dopo Crevalcore; dovevo andare in bagno, ma ho cercato di trattenermi sfiorato più volte dal pensiero di farla mentre correvo, a costo di non perdere secondi. Mi fermo per un 40″ circa, riprendo e mi accorgo che ho davanti le “lepri del tempo prefissato di 1.24”. Bene così mi dico, intanto Ettore non lo vedo più, continuo la gara e decido di iniziare col mio solito progressivo assumendo un grosso rischio visto che eravamo al 9 km, ma le gambe giravano una meraviglia e inizio la mia cavalcata, mi metto sui
3.50/ 3.52 al km. Al 18° km sento una voce che mi dice: dai Raffaele su, si tratta del mio amico Rapezzi che oggi viaggiava come una Ferrari ed era poco avanti a me, ma una fitta improvvisa mi rallenta
facendomi perdere un po’ di secondi negli ultimi km.
Risparmiarmi non è da me e insisto, aumento i giri, le gambe erano in tempesta, ultimo km con salita finale che faccio con uno scatto di rabbia ed eccolo lì il traguardo e con lui il mio amico Ettore con un tempo fantastico 1.23.13 per lui e 1.23.25 per
me. Non sono soddisfatto perché non ho fatto il personale anche se con il vento e un percorso tutt’altro che facile; è andata bene lo stesso ed ecco riapparire il mocrochip nella mia mente, il mio personale, e di conseguenza il pensiero va immediatamente alla Roma Ostia.